giovedì 24 maggio 2012

Venti Maggio


Nella polvere grigia, nella rabbia nera,
nella strada piena, nella follia fusa,
nella folla stretta nel corpo bianco,
nella televisione accesa nella casa vuota,
nella fottuta domenica pomeriggio
che mi assicura sempre al mio dolore,
spengo l’ultima residua voglia di rivedermi
cianotico, grasso, deforme,
nelle vetrate di uno specchio che non sia il mio.
Mi bastano appena
una porta di legno e un tavolo bianco
su cui infrango pugni e tentazioni
di essere io quel mostro,
di chiudere io quel cerchio
troppo storto, troppo grande
perché possa amarlo appieno,
e dimenticarlo del tutto.
Ogni preghiera è una bestemmia
come c’è il male in un sorriso
come il cancro che divora un volto infante
come la bottiglia a cui mi arrendo
per non dover più respirare.
Lascia aperta la porta, tu che esci
lascia entrare quel suono,
subdolo accattivante in pose plastiche
da mercante,
viscido ripugnante infido e sporco
delirante,
lo senti quel suono
lo sento quel suono
è l’uomo che annienta l’uomo.

lunedì 28 novembre 2011

Nero

Grigio rame del treno spento
ombre demenziali si contorcono
la campagna stanca le conserva
tramutando il giallo in omertà.

Non un passo fuori dal selciato,
non un fuoco, un tiro di schioppo,
non un cane, di lì s'appressa
la magra luna, e nulla più.

Senti d'un tratto violenze d'un tempo,
lotte nei campi morti del Tavoliere,
e la storia, sempre la stessa,
dell'uomo che mangia l'uomo.

Della bestia da soma.
E dei volti, neri, che dal nero emergono.
A volte.
Se s'accorgono.

sabato 15 ottobre 2011

La sera del 15 ottobre

Il raglio controllato del treno.
La solitudine che spinge a guardarci.
Tre biglietti usati riciclati come segnalibro
di un romanzo che non si fa leggere.
Lo specchio del finestrino, al buio,
riflette un volto appagato dal ritorno a casa.
Dove sei stato la sera del 15 ottobre?
Quante volte hai girato sobrio per le strade di Roma?
Chi o che cosa è veramente cambiato?
Perchè questa volta hai disertato?
Non si stancano mai di ripetere slogan
come le holdings
come il marketing
come i networks.
Promoters stagionali di un cambiamento necessario.
Ma non richiesto.

lunedì 30 maggio 2011

Idios Synkrasis

Estirpano il cancro dalla terra
e lo vendono come fosse oro
per creare denaro.

Il resto del tempo è un continuo inganno
alla propria gogna
alla propria agonia.

L'uomo diserta l'inferno
solo per costruirlo altrove
ed è l'unica legge che rispetta.

Me ne accorgo quando il tavolo in legno
dove sputo il mio veleno
puzza così tanto
da costringermi ad alzare la testa.

Leggi Cioran e concludi
che se la nascita è un inconveniente,
per alcuni, la morte
è una necessità.

sabato 14 maggio 2011

For sale

Quando la camera è vuota
ascolta il pianto della madre
e la solitudine del padre.
Con lacci dipinti di gesso
mi appresto al contappunto morbido
in diesis.
Qualcuno entrerà in casa
nell'emergenza diurna
a chiudere balconi e riempire cartoni.
Accenderà allora quelle anime non morte
sfiammando i ricordi nel segno di un ritratto,
di quadri, di sogni, di corsi e ricorsi,
rimpianti recrminanti, attitudini spezzate,
colazioni.
Nell'orologio rimandi candidi
perdono le incongruenze dei gesti.
C'è della musica, sempre, intorno
quando si celebra un fallimento.

giovedì 28 aprile 2011

Impero

Le stanze perfettamente chiuse
il buio del corridoio e la cucina sporca
il grido scabroso dietro una porta
che nessuno aveva il coraggio di aprire.
Si aggiravano come zombies dalle ore ventidue
provando a sconvolgere la noia
con sconvolte noiose abitudini.
Era una breve parentesi.
Il divertimento vero si godeva
nella vista dei loro corpi
morti
alle soglie del mattino
rantolati su poltrone fradice
e pasticche spezzate.
Sul pavimento giaceva, mai letto, "Impero".
Costruire l'impero sull'inedia
dei vari appartamenti universitari,
tutti ordinati dallo stesso disordine.
Distruggere.
Lavando le mie mani sporche
del sangue del reato.
Lavando le mie mani sporche
di sangue dal peccato.

martedì 26 aprile 2011

Il nemico

Liscia l'asfalto, sudicio bamboccio

marchiato dal mio sangue

corrotto da una nascita infausta.

I tuoi svaghi sono per me vita,

per me ossigeno i tuoi calori,

grasso che cola le ore piccole,

odio di classe l’ubriachezza molesta.

Non esisteva altro contatto tra i nostri corpi

prima che sferrassi il pugno,

non ne esisterà altro dopo.

Le lettere confondono chi sa leggere.

Io non so niente e ti colpirò sempre.